La ricerca di soluzioni che favoriscano la costruzione di un dialogo tra cittadini ed expertise scientifica è divenuta ormai un punto imprescindibile dal momento in cui si è riscontrata la necessità di allargare la partecipazione nei processi decisionali che interessano l’introduzione di rilevanti innovazioni tecnoscientifiche. Si è giunti a questo orientamento in due fasi.
Da una parte attraverso l’analisi dell’evoluzione storica di scienza e tecnologia, rilevando soprattutto il mutamento di una delle loro caratteristiche costitutive: l’incertezza. Essa oggi non è più presente solo nei laboratori, appannaggio esclusivo di tecnici e scienziati, ma ricade indistintamente su tutta la popolazione. D’altro canto è evidente un cambiamento anche nella percezione del pubblico scientifico, non più considerato come massa omogenea e passiva bensì come collettivo di attori con opinioni piuttosto differenziate e sempre più propensi a partecipare ai dibattiti che li vedono interessati.
A questi cambiamenti, che sottolineano come le questioni scientifiche siano diventate anche questioni politiche, deve corrispondere una variazione dei sistemi di decision making. Questi ultimi oggi sono ancora troppo legati ai meccanismi aggregativi propri del sistema rappresentativo dello Stato liberal-democratico, e frequentemente connessi a una visione tecnocratica che assegna agli esperti un ruolo rilevante nei processi decisionali.
Negli ultimi anni, per superare queste dinamiche democratiche, sono stati adottati meccanismi e procedure provenienti dalla teoria della democrazia deliberativa. Tale concetto vuole mettere in luce sia l’importanza di aprire i processi decisionali a tutti coloro su cui ricadono le conseguenze delle innovazioni, sia la necessità di giungere alle scelte attraverso libere discussioni e argomentazioni. Si sente così parlare sempre più frequentemente della creazione di giurie di cittadini, di Consensus Conferences o Scenario Workshops: luoghi di incontro strutturati, nati solitamente per iniziativa delle istituzioni rappresentative, che hanno in comune il fatto di far dialogare cittadini ed esperti su uno specifico problema tecno scientifico, con l’obiettivo di arrivare alla stesura da parte dei cittadini di un documento finale non vincolante, contenente delle linee guida utili ad orientare le decisioni e l’azione dei decision makers.
La forza di questi tavoli di discussione risiede innanzitutto nell’offrire un canale diretto di comunicazione tra cittadini ed esperti, e nel coinvolgere gruppi ristretti di attori. In questo modo è data a tutti i partecipanti, anche ai meno attrezzati culturalmente, la possibilità di esprimere la propria opinione, limitando il rischio di perseguire soltanto l’interesse dominante, a vantaggio di un confronto costruttivo sul bene comune. Il focus del momento decisionale viene così a spostarsi dalla semplice somma delle preferenze, propria dei metodi aggregativi fondati sul principio della maggioranza, al processo di costruzione delle stesse opinioni.
Il 16 febbraio 2008, ad Arzignano (comune della provincia di Vicenza), il forum civico Salviamoci la Pelle, organizzato nell’ambito del progetto PARCO ha visto cittadini della Valle del Chiampo, esperti di diverso tipo e rappresentanti istituzionali, dibattere sul modo migliore per gestire lo smaltimento dei rifiuti industriali delle concerie nel distretto (i video del forum sono disponibili su YouTube). Persone provenienti da comuni diversi scelte casualmente (rispettando le principali caratteristiche demografiche della popolazione), dopo aver ricevuto una serie d’informazioni tecniche sul tema in questione, e guidate da moderatori professionisti, hanno partecipato ad una discussione che le ha portate alla formulazione di domande da porre ad alcuni esperti, scelti liberamente tra un gruppo proposto. Un’altra fase della discussione, successiva al confronto con gli esperti, le ha condotte alla creazione di un documento finale in cui sono state presentate le preoccupazioni e le richieste di garanzie riguardo al problema. Questo materiale è stato così consegnato al Presidente dell’istituzione responsabile del processo decisionale – l’ATO Valle del Chiampo – e letto nel corso di un incontro pubblico alla popolazione.
È possibile trarre degli utili spunti di riflessione osservando questo gruppo di cittadini come un’”organizzazione che apprende”: si riscontrano al suo interno molte delle dinamiche presenti nelle comunità di pratiche, metafora offerta dalla teoria dell’apprendimento situato di Lave e Wenger. Quest’ultima vuole superare l’approccio cognitivo dell’apprendimento trasmesso da esperti, affermando, tra le altre cose, come l’apprendimento nelle organizzazioni non sia un oggetto che viene calato dall’alto nella mente delle persone, ma invece frutto di fenomeni sociali e materiali all’interno di un contesto. Apprendimento, appunto, come partecipazione a “pratiche” comuni.
In questo modo è stato possibile osservare nel panel di cittadini di Arzignano i processi di trasmissione di conoscenza tacita creatisi attraverso il dialogo, lo scambio di storie di vita, il confronto tra categorie diverse. I cittadini, come gli apprendisti che fanno il loro ingresso in una nuova organizzazione lavorativa, si sono ritrovati in una situazione di partecipazione legittima periferica: per sentirsi a pieno titolo competenti a poter svolgere il ruolo loro assegnato, hanno avuto bisogno di partecipare ai lavori per fare proprie le conoscenze necessarie, mantenendo una posizione inizialmente marginale che non li caricasse di troppe responsabilità, ma comunque sentendosi legittimati ad entrare nel gruppo di discussione.
In questo processo ha avuto un’importanza dominante il ruolo dell’incertezza legata al tema che essi dovevano affrontare. Essa ha creato i presupposti affinché i cittadini si sentissero uniti nell’affrontare un problema comune, andando a creare così un sentimento di “comunità”, ed ha rappresentato l’evento capace di rompere la normalità di tutti i giorni creando una situazione problematica: solo in questo modo si sono create le condizioni per lo sviluppo di una conoscenza di tipo riflessivo, attraverso cui i cittadini hanno potuto vedere se stessi con gli occhi degli altri e trasmettersi a vicenda quelle conoscenze tacite impossibili da codificare.
L’analisi del forum di Arzignano attraverso la lente fornita dalla teoria dell’apprendimento organizzativo offre un altro elemento utile al superamento dell’approccio tecnocratico per quel che riguarda le decisioni inerenti innovazioni ad elevata complessità. Da un lato, la conferma che la produzione/trasmissione della conoscenza sia un processo in continuo divenire attraverso “pratiche”, dimostra quanto sia più utile la partecipazione attiva dei cittadini alle scelte, rispetto ad una semplice diffusione di informazioni “dall’alto”. La deliberazione, intesa come processo di discussoine e argomentazione, attivata tra cittadini ed expertise, permette inoltre da una parte la commistione tra sapere locale e specialistico, tra conoscenze tacite e codificate, dall’altra la correzione delle percezioni distorte che queste due categorie hanno l’una dell’altra.
Un ottimo esempio di quanto detto possono essere le entusiastiche reazioni finali registrate tra i cittadini e gli esperti al termine del forum: i primi per la sensazione di aver fatto parte di qualcosa che non riguardava solo loro stessi ma il “bene comune”, i secondi per essersi resi conto della capacità di apprendimento che le persone “profane” dimostrano, anche in tempi così ridotti.
Questo contributo è una sintesi della tesi di laurea del dott. Roberto Cibin, discussa presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento nel giugno 2008.