Le prime anticipazioni del rapporto OCSE-PISA (Programma Internazionale di Valutazione degli Studenti) sulle competenze scientifiche dei quindicenni europei, danno l’Italia al 36esimo posto, persino sotto nazioni come la Lituania e la Lettonia, la Slovenia o la Croazia. Primi in classifica sono i Finlandesi; gli Estoni sono al 5° posto, i tedeschi al 13°, gli studenti del Regno Unito si collocano invece al 14° mentre i francesi sono al 25° posto.
Ma perchè i giovani italiani sono sempre più restii a studiare scienze a scuola?
Uno studio di Observa – science in society, sulle potenziali e future scelte universitarie di un campione di ragazzi tra i 16 e i 19 anni, suggerisce interessanti spunti di riflessione.
Tra gli intervistati che intendono frequentare l’Università, poco meno di uno su cinque (18%) è già sicuro di iscriversi a un corso di laurea scientifico; più di uno su quattro ci sta pensando (29%). Uno su due (50%) lo esclude. Considerando le motivazioni di questi ultimi, non pesano in modo significativo nè il timore di precarie prospettive di occupazione o di carriera, nè eventuali disincentivi provenienti da famiglia o amici, né tantomeno i problemi logistici.Per la stragrande maggioranza dei ragazzi (72%), infatti, il punto fondamentale è che la scienza risulta difficile o noiosa.
D’altra parte, valutando le motivazioni di chi ha già scelto di fare studi scientifici, il risultato è speculare: si studierà scienze perché ‘appassionano gli studi scientifici’ (81%) e solo marginalmente perché si avranno così più possibilità di trovare lavoro.
In questo quadro, il contesto scolastico gioca un ruolo preponderante: con ogni probabilità è proprio a scuola che si forma la percezione di una scienza ‘difficile’ e ‘noiosa’. Per esempio, oltre il 75% degli intervistati ritiene che gran parte delle difficoltà nello studiare matematica siano dovute ‘al fatto che la maggior parte degli insegnanti non spiega bene’. Poco più di uno studente su tre, poi, ha avuto l’occasione di utilizzare un laboratorio di scienze, nonostante la stragrande maggioranza di quelli che hanno avuto questa opportunità la giudichi molto utile per la propria preparazione.
Resta da non sottovalutare, infine, la carenza di incentivi e sostegni concreti (borse di studio, sostegno nell’inserimento professionale), che tende ad essere un ostacolo ben più consistente della percezione della scienza.
E’ auspicabile, dunque, che le scelte di policy non restino concentrate solo sul piano culturale, nel tentativo, sicuramente importante, di riabilitare l’immagine della scienza agli occhi dei giovani; ma intervengano anche con misure concrete, per coinvolgere quel 30% di incerti che, almeno nel medio periodo, rappresentano il vero obiettivo delle Facoltà Scientifiche. Potrebbero evitare così di alimentare un entusiasmo per gli studi scientifici che, senza adeguati riscontri concreti, potrebbe rivelarsi addirittura controproducente.
I risultati completi dell’indagine sono stati pubblicati dall’Osservatorio Scienza e Società, un’iniziativa di Observa con il sostegno della Compagnia di San Paolo.