Energia nucleare, cellule staminali, treni ad alta velocità: quanto più la scienza e la tecnologia avanzano, tanto più la società sembra fare resistenza. Temi come il cibo geneticamente modificato, lo smaltimento di scorie e rifiuti, la ricerca sugli embrioni, l’accanimento terapeutico sono quotidianamente oggetto di accese polemiche e conflitti. Siamo davvero di fronte a uno scontro radicale tra scienza e società? Istituzioni e cittadini sono sufficientemente equipaggiati per poter discutere e affrontare le sfide poste dalla ricerca e dall’innovazione? Come conciliare la crescente necessità di prendere decisioni su temi ad elevata complessità tecnico-scientifica con le esigenze della partecipazione democratica?
L’ultimo libro di Massimiano Bucchi, edito da Il Mulino sostiene con forza che simili questioni non sono più risolvibili né con una «risposta tecnocratica» (la delega agli esperti), né con una «risposta etica» (il rinvio ai valori morali dell’individuo). Quella che si rende necessaria è piuttosto una «risposta politica»: poiché ogni tecnologia incorpora una visione dell’uomo, della natura e della società, diventano indispensabili sedi, istituzioni e procedure trasparenti e affidabili attraverso cui giungere a una scelta pubblica tra alternative possibili. Riscoprendo in questo modo la democrazia come confronto aperto tra diverse idee del nostro futuro. Che ci piaccia o no, forse è arrivato il momento di chiederci in quale mondo vogliamo vivere.
Il 20 agosto, l’autore ne discuterà con la giornalista scientifica Sylvie Coyaud alla settima edizione del Festival Azioni Inclementi 2006, organizzato a Schio (Vicenza).
Programma e informazioni dettagliate anche sul sito del festival .
Recensioni e commenti sono disponibili qui mentre altri dettagli sul libro sono sul sito de Il Mulino