Nel numero di novembre, la rivista Lancet denuncia l’inefficacia delle cure omeopatiche, citando un’ampia serie di revisioni degli studi scientifici condotti negli ultimi anni (Margherita De Bac, Corriere della Sera, 28 novembre 2007).
Sebbene, in prospettiva sia possibile ipotizzare un rilancio del dibattito sull’argomento sia a livello politico sia nel mondo scientifico e accademico – per quanto riguarda soprattutto i finanziamenti statali, è tutt’ora difficile prevedere l’effetto di queste dichiarazioni sulla percezione pubblica.
La scelta di ricorrere (o meno) all’omeopatia è frutto di un’ampia serie di considerazioni, tra cui l’esistenza di prove scientifiche favorevoli o contrarie alle terapie è soltanto uno degli elementi. Altrettanto importanti sono i consigli degli esperti e il confronto tra i potenziali rischi legati all’assunzione del prodotto convenzionale rispetto al farmaco alternativo.
Una recente indagine dell’Osservatorio Scienza e Società mette chiaramente in luce questi aspetti.
Dai dati, emerge come in Italia i prodotti omeopatici godano di relativa popolarità: un italiano su tre vi ricorre, almeno saltuariamente, per curare i propri problemi di salute e quasi uno su dieci lo fa con una certa assiduità. Nella maggioranza dei casi (75%), a spingere verso questi prodotti è la percezione che abbiano minori effetti collaterali rispetto ai farmaci convenzionali. Solo un utilizzatore su cinque è convinto che siano effettivamente più efficaci.
D’altra parte, a scoraggiarne l’uso non è tanto l’assenza di prove scientifiche sulla loro efficacia – rilevante solo per il 17% dei non utilizzatori – quanto il fatto che nessuno, a partire dal medico di base, li abbia mai consigliati (52%).
Ma il risultato forse più sorprendente riguarda l’annosa questione del ricorso all’omeopatia come frutto di una diffusa ignoranza e rifiuto dei principi scientifici alla base della farmacologia tradizionale.
Il ritratto-tipo di chi usa prodotti omeopatici sembra sfuggire almeno in parte a questo stereotipo: piuttosto istruito, residente al Nord, prevalentemente femmina. Tra le donne di istruzione superiore residenti al Nord, due su tre fanno uso di prodotti omeopatici. Il minimo di consensi per l’omeopatia si riscontra tra i maschi poco istruiti residenti al Sud (meno di uno su dieci).
Il ricorso all’omeopatia non pare neppure legato ad un’ostilità pregiudiziale verso i farmaci convenzionali, ai quali perlopiù li si alterna o li si abbina: solo due italiani su cento si curano esclusivamente con l’omeopatia.
L’Osservatorio è un’iniziativa del centro ricerche Observa Science in Society, realizzata grazie al contributo della Compagnia di San Paolo. La supervisione scientifica è di Massimiano Bucchi (Università di Trento), Federico Neresini e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova), in collaborazione con Valeria Arzenton.
La rilevazione è stata condotta tramite interviste telefoniche con metodo CATI su un campione di 900 casi, rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 15 anni.Scarica i dati completi .