Scienziati “magici”, capaci persino di volare o chiusi nel buio di un laboratorio a sperimentare, miscelare, provare e riprovare formule spesso esplosive: li vediamo da sempre nelle pagine di libri e fumetti per ragazzi oppure mentre sfilano indisturbati sugli schermi televisivi contribuendo a trasmettere un’immagine della scienza eccessiva e distante dalla realtà. Ma in che misura queste immagini incidono nella formazione della rappresentazione dello scienziato nelle giovani generazioni? Senza dubbio, infatti, bambini e ragazzi costituiscono i destinatari più ricettivi e, allo stesso tempo, gli elaboratori più diretti del repertorio offerto dai media poichè restituiscono senza troppe razionalizzazioni e dunque in modo nitido ciò che l’immaginario collettivo propone riguardo alla scienza e alla tecnologia.
Grazie al continuo contatto con studenti e insegnanti, per una iniziativa di didattica dell’Astronomia nelle scuole primarie e secondarie di primo grado durata cinque anni, il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova e l’Osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica hanno elaborato il sospetto che qualcosa sia cambiato, rapidamente e recentemente, nello stereotipo di scienziato elaborato dalle ultimissime generazioni. Di conseguenza hanno deciso di analizzare come bambini e ragazzi italiani dai 6 ai 13 anni rappresentano i protagonisti della scienza – scienziati, chimici, astronomi – per definire punti in comune e differenze tra le tre figure professionali e comprendere quanto i media influenzino la costruzione di tali rappresentazioni. Capire quale sia il punto di partenza nell’immaginario di ragazzi e ragazze quando si parla di scienza e scienziati è infatti fondamentale per elaborare e praticare una didattica efficace.
Per procedere nella ricerca, abbiamo affiancato a un tradizionale Draw a Scientist Test (nel quale ai ragazzi veniva chiesto di disegnare uno scienziato, un astronomo o un chimico in completa autonomia, senza alcun intervento degli insegnati) la somministrazione di un questionario, differenziato a seconda dei gruppi di età, che conteneva domande sulla provenienza socioculturale (per esempio la professione dei genitori), sulla familiarità con argomenti di tipo scientifico (giochi scientifici, utilizzo di laboratori didattici, visite a musei), sull’interesse nei loro confronti (le materie scolastiche preferite, la fruizione di programmi televisivi e la lettura di libri di divulgazione). Dalla raccolta del materiale, su un campione di 1300 studenti dell’intero territorio nazionale, abbiamo proceduto poi a un’analisi del contenuto classica di tipo ex-post, che ha preso in considerazione oltre 80 variabili in ogni disegno e questionario.
Innanzitutto si afferma nel corso dell’analisi una linea di demarcazione netta che separa chimico e scienziato da un lato e astronomo dall’altro. Questo vale sia nella raffigurazione dei caratteri più elementari e prevedibili (ad esempio, nella scelta dell’ambientazione, gli astronomi sono prevalentemente rappresentati all’esterno, i chimici e gli scienziati invece in laboratorio; o ancora, nella raffigurazione delle caratteristiche fisiche e degli strumenti utilizzati è frequente riscontrare scienziati e chimici fortemente stereotipizzati, con un camice bianco e un paio di occhiali, alle prese con provette e strumenti di laboratorio mentre gli astronomi, tendenzialmente senza occhiali nè camice, prediligono osservare il cielo con cannocchiale o telescopio), sia nella rappresentazione di caratteri più complessi. Si denota infatti una distinzione netta che pone l’accento sul carattere prettamente osservativo della ricerca astronomica, distante da manipolazioni che possono comportare rischi, specifica invece delle altre figure. Nei disegni dei ragazzi, infatti, gli astronomi ricorrono con minore frequenza alla fantascienza o alla magia: simboli dal chiaro riferimento fantascientifico – come bacchette magiche, pozioni, macchine del tempo, ali volanti o fluidi “anti-puzza”- si ritrovano molto più frequentemente nelle rappresentazioni di scienziati (41%) e chimici (41,5%), mentre compaiono solo fra il 17,4% degli astronomi. Lo stesso accade per le esplosioni o per simboli di pericolo: gli astronomi rimandano a un universo simbolico di sicurezza, dove la ricerca scientifica è in sintonia con la natura e non lascia spazio a mondi pericolosi e sconosciuti. Il fatto che in questo quadro l’immagine degli scienziati risulti accomunata a quella dei chimici, piuttosto che a quella degli astronomi, lascia intendere che il tratto della manipolazione potenzialmente pericolosa si estende fino a comprendere la scienza in senso lato.
Una pista interpretativa nuova è dovuta alla presenza di elementi della moda associati alle tre figure professionali; si registrano infatti nei disegni caratteri che riconducono alle tendenze del momento: stivali e camici con lo spacco, accessori per capelli che richiamano quelli diffusi tra le adolescenti negli stessi mesi, t-shirt di marca, compaiono nel campione di disegni analizzati, rompendo in qualche modo la rappresentazione più stereotipica e tratteggiando in alcuni casi un profilo di scienziati, chimici e astronomi come persone non poi così distanti dal mondo reale: anche loro possono indossare degli abiti normali o addirittura al passo con le tendenze del momento, hanno scarpe da ginnastica Nike e magliette Dolce&Gabbana! Insomma, sembrerebbe aprirsi la possibilità di una progressiva affermazione di una visione della scienza meno staccata dalla vita quotidiana, che lascia “uscire” i ricercatori dal laboratorio concedendo loro una vita meno eccentrica.
Un’altra linea di evoluzione, in questo caso particolarmente legata all’età dei ragazzi, sembra dipendere dal genere del ragazzo: le bambine dell’ultimissima generazione (6-8 anni) rappresentano con maggiore frequenza rispetto alle ragazze più grandi donne scienziato, chimico o astronomo. Al contrario, la percezione che i ragazzi hanno delle figure che lavorano nella scienza sembra non subire alcun mutamento rilevante in relazione al genere nelle diverse fasce di età considerate: i maschi di tutte le classi continuano a rappresentare con una percentuale piuttosto costante scienziati, chimici e astronomi, che nel 90% circa dei casi sono uomini. Difficile dire se, come auspicabile, si tratti di un vero e proprio mutamento generazionale o se piuttosto sia un effetto dettato dalle esperienze di vita, secondo il quale crescendo si rinforza nell’immaginario la percezione che lo scienziato sia prevalentemente uomo. Ciò lascia aperta la prospettiva di un effettivo mutamento generazionale che, tuttavia, solo un’analisi longitudinale potrà confermare.
In questo quadro non sembra che l’esposizione ai media da parte del ragazzo giochi un ruolo particolarmente forte nel modellare la rappresentazione dell’universo scientifico, nonostante la scienza possa vantare una presenza consistente nel panorama dei media di grande diffusione: televisione e quotidiani, libri e riviste affrontano spesso argomenti scientifici, senza contare inoltre il fatto che la scienza compare come il principale ingrediente di molte vicende e di numerosi temi trattati ampiamente dai mass-media. Nel complesso possiamo osservare che da un lato sono relativamente pochi i ragazzi che dichiarano di avere una certa familiarità con la scienza, seppur mediata dalla stampa, dalla televisione o da eventi culturali a carattere divulgativo; d’altro canto, sono pochi anche gli elementi dei disegni che richiamano fumetti, programmi televisivi o volti noti in vario modo riconducibili all’immaginario scientifico (i più diffusi sono Harry Potter, Dragonball, E.R., Grey’s anatomy, sebbene in misura davvero poco significativa).
Insomma l’immaginario scientifico proposto dai media, specie quelli a più larga diffusione come la televisione, sembra lasciare una traccia piuttosto labile sulle rappresentazioni sociali della scienza. E anche tra coloro che dichiarano il proprio interesse per la scienza, sebbene si tratti di una minoranza, gli effetti appaiono ancora piuttosto limitati e sembrano portare i ragazzi semplicemente a riconoscere e rappresentare con maggiore frequenza quei simboli elementari fortemente attesi (aumenta la presenza di stelle e telescopi associati agli astronomi o la frequenza di camici e provette associati a chimici e scienziati).
Nella rappresentazione dei caratteri più controversi, come l’associazione fra scienza e pericolo o l’evocazione del magico e di riferimenti alla fantascienza, si rileva addirittura che i ragazzi più abituati a guardare la scienza in televisione o a leggerla in riviste di divulgazione tendono più degli altri a rappresentare gli scienziati attraverso il ricorso all’immaginario della fantascienza, o collegandoli a esplosioni e, in generale, al pericolo. Si tratta di un risultato che, in fondo, dovrebbe sorprenderci solo in parte, poiché conferma il fatto che i media, per attirare il giovane pubblico verso la scienza, ricorrono a strategie narrative ed iconologiche nelle quali la realtà si mischia alla pura fantasia, quasi che il prezzo da pagare per ottenere l’attenzione dei ragazzi sia necessariamente quello di fornire una versione caricaturale della scienza e del lavoro di ricerca.
La versione integrale dell’articolo, pubblicato sul periodico Sapere, è disponibile in pdf per i soli soci di Observa.