Il médialab di Sciences Po (médialab.sciences-po.fr) è un laboratorio multimediale digitale, fondato nel maggio 2009 per portare la rivoluzione digitale nel cuore di una delle più antiche e prestigiose comunità delle scienze sociali francesi. Tuttavia, un ostacolo impedisce ancora alla squadra del médialab di sfruttare appieno la più importante fonte di dati dell’epoca digitale: il World Wide Web. Fino a oggi non esiste alcuno strumento che permetta ai ricercatori in scienze sociali di selezionare, estrarre e archiviare un corpus d’informazioni online. L’obiettivo del progetto HCI è sviluppare questo strumento per metterlo al servizio non solo della squadra del médialab e dei ricercatori di Sciences Po, ma anche di tutti i ricercatori interessati a studiare il Web.
Da qualche anno, le scienze sociali si trovano in una situazione completamente nuova. Queste scienze, ancora relativamente giovani, erano lontane dal dotarsi delle enormi macchine per dati a disposizione delle scienze naturali. A differenza dei fisici che si destreggiano con miliardi di particelle dentro i loro acceleratori o dei biologi che coltivano milioni di microbi sotto i loro microscopi, i sociologi potevano seguire solo qualche centinaio di esseri umani ed erano condannati a indovinare la forma dei fenomeni collettivi tramite queste parziali intuizioni. Tuttavia, negli ultimi anni, questa situazione è stata interrotta dall’arrivo dei media digitali.
I media digitali possiedono una caratteristica interessante: tutte le interazioni che li attraversano lasciano tracce che possono essere registrate facilmente, conservate e ritrasmesse. Questa caratteristica ha conseguenze capitali per le scienze sociali (Lazer et al., 2009). Mano a mano che il digitale s’infiltra nelle società moderne, la vita collettiva diventa sempre più tracciabile (Mitchell, 2009). Mano a mano che gli archivi pubblici e privati sono inghiottiti dalla memoria dei computer, che le transazioni economiche migrano online, che le relazioni sociali si radicano nel Web, la quantità di tracce accessibili ai ricercatori cresce esponenzialmente.
Improvvisamente, le scienze sociali si trovano a confrontarsi con altrettanti dati delle scienze naturali, ma con una differenza cruciale: le scienze sociali non hanno fatto nulla per meritarli. Non hanno costruito i loro radiotelescopi, i loro microscopi, i loro sequenziatori. I dati digitali sono stati raccolti per finalità diverse dalla ricerca scientifica. Si tratta d’informazioni raccolte per scopi di marketing (come nel caso delle carte fedeltà), di sorveglianza (come nel caso dei viaggi aerei), di tecniche di manutenzione (come nel caso delle reti di telecomunicazione), di trasparenza (come nel caso di Wikipedia). Si tratta, in altre parole, di dati d’occasione, che investono le scienze sociali senza che i ricercatori possano controllare la loro produzione e soprattutto senza che i ricercatori possano prepararvisi. La situazione delle scienze sociali somiglia a quella di certi paesi rurali spinti a una brusca industrializzazione dalla pressione dell’economia internazionale. Nate in un’epoca di penuria, le scienze sociali hanno accesso a un’età d’abbondanza troppo in fretta e senza preparazione.
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Tommaso Venturini si è laureato all’Università di Bologna in Scienze della Comunicazione. Dopo aver studiato presso l’Università della California – Los Angeles (UCLA) e l’Università di Milano Bicocca, ha lavorato come ricercatore post doc all’Università di Paris 1, occupandosi di sociologia della scienza e della tecnica. Dal 2008 organizza e insegna i corsi di “Cartografia delle controversie” all’Università di Sciences Po (Parigi), dove, dal 2009, coordina i progetti di ricerca del médialab. Come professionista, ha fondato e diretto lo Studio Ideaedi, un’agenzia di sviluppo web.
Traduzione dal francese di Stefano Corsi.