Un recente sondaggio del Wellcome Trust di Londra ha confermato che la cattiveria, e cose peggiori, sono sempre più pervasive negli ambienti scientifici. I leader accademici hanno espresso preoccupazione sia per la salute dei giovani ricercatori, sia per come tale pressione possa erodere la qualità della scienza. C’è però anche altro di cui preoccuparsi.
Quale speranza c’è per gli scienziati di costruire un rapporto di fiducia e rispetto con il pubblico quando così tanti scienziati sono formati all’interno di una simile cultura?
La fiducia e il rispetto sono particolarmente necessari, oggi più che mai, visto che le persone – come ha affermato il politico britannico Michael Gove – “ne hanno abbastanza degli esperti”.
Secondo un rapporto del 2019 di Ipsos Mori, il modo in cui le persone si comportano, in particolare la loro capacità di pensare agli interessi degli altri, influenza la loro affidabilità. La competenza non è sufficiente.
Ciò è supportato da un’indagine condotta su persone che vivono in terre potenzialmente contaminate e che affermavano di non fidarsi della scienza. I cittadini, però, non stanno mettendo in discussione le competenze degli scienziati, ma l’attenzione che gli scienziati rivolgono alle necessità e richieste pubbliche.
La cattiveria nella scienza rattrista dunque per molte ragioni. Oltre che per i giovani scienziati che si sono avviati a questa carriera aspettandosi di divertirsi nell’attesa di una scoperta, mi rattrista anche perché una parte di questa cultura tossica fuoriuscita dal laboratorio ha intaccato i rapporti degli scienziati con il pubblico.
Ho trascorso decenni a esaminare il rapporto tra scienza, cultura e società, recentemente dirigendo un team che metteva in connessione alcuni scienziati di spicco con il pubblico. Ho infatti a lungo creduto che gli scienziati abbiano il dovere di confrontarsi sul loro lavoro e sulle sue implicazioni.
La conduzione responsabile della ricerca comprende il confronto con il pubblico. Sempre più ricercatori stanno facendo questo sforzo: parlare ai festival scientifici, tenere conferenze pubbliche e visitare scuole. Spesso descrivono non solo la loro ricerca, ma quanto sia straordinario essere uno scienziato. Un ruolo che offre l’opportunità di pensare a molte domande senza risposta che l’umanità deve affrontare.
L’articolo completo è apparso su Nature. Leggi qui.