Gli italiani riconoscono nel degrado ambientale uno dei problemi più rilevanti a livello mondiale, secondo solo alla fame nel Terzo Mondo. Suscitano preoccupazione in particolare l’inquinamento dell’aria (33,1%) e lo smaltimento dei rifiuti (31,4%). Altri aspetti come la qualità del cibo, l’inquinamento dell’acqua o il degrado del paesaggio sono considerati meno rilevanti. Ma non mancano atteggiamenti di fatalismo e indifferenza.
Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine “Gli Italiani, la scienza e l’ambiente. Secondo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia”, realizzata da Observa – Science in Society, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e pubblicata per Il Mulino nell’Annuario Scienza e Società 2009.
Presentato il 18 febbraio in anteprima a Torino, lo studio propone i dati originali sugli atteggiamenti e le percezioni dei cittadini verso scienza, tecnologia e ambiente raccolti nel corso del 2008 dall’Osservatorio Scienza e Società di Observa – Science in Society. Una fotografia aggiornata dello stato dei rapporti tra cittadini e scienza nel nostro Paese.
I dati dell’indagine evidenziano atteggiamenti articolati nei confronti dell’ambiente e dei temi della sostenibilità. Il 17,6% degli italiani, più spesso maschi e di giovane età, è qualificabile come fatalista indifferente: si preoccupa poco dei problemi dell’inquinamento e del degrado ambientale e pare poco disposto ad aumentare i propri sforzi in favore della sostenibilità ambientale.
Un orientamento ugualmente fatalista, ma con maggiore propensione a stili di vita ecosostenibili accomuna un intervistato su quattro (25,2%) nel tipo del fatalista pragmatico.
Oltre la metà degli italiani ritiene invece che la tutela dell’ambiente sia responsabilità di ogni cittadino. In particolare, il 28,5%, più spesso donne con un livello di scolarità medio-alto, si impegna in prima persona in comportamenti eco-sostenibili e di risparmio energetico (installando lampadine a basso consumo, elettrodomestici a basso consumo, nuovi infissi più isolanti) e si identifica nel profilo dell’impegnato responsabile. Il restante 28,7% è qualificabile, invece, come responsabile ‘a parole’.
Secondo Massimiano Bucchi, professore di Scienza Tecnologia e Società all’Università di Trento e curatore dell’indagine insieme a Valeria Arzenton, «caratteristica di questo profilo è la scarsa coerenza tra opinioni e propositi in favore dell’ambiente e i comportamenti concreti. Si dice disponibile a ridurre i consumi di energia, ma nella pratica non si è ancora impegnato attivamente»: solo il 57% utilizza lampadine a basso consumo, contro il 96% degli impegnati responsabili; solo il 18% ha sostituito gli infissi di casa propria, contro l’84% degli impegnati e il 36% dei fatalisti indifferenti; il 14% di elettrodomestici a basso consumo, rispetto all’87% degli impegnati; il 26% ha abbassato al temperatura di casa propria (contro l’85% degli impegnati).
L’aspettativa di molti italiani, nel complesso, è che le istituzioni incoraggino comportamenti ecosostenibili con opportune politiche di incentivi e detassazione, oltre che con investimenti in ricerca e tecnologia.
La versione integrale di Gli Italiani, la scienza e l’ambiente. Secondo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia è inclusa nel volume Annuario Scienza e Società 2009, edito da Il Mulino, disponibile in libreria dal 12 febbraio.
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