La riflessione sui rapporti tra scienza e società trova da tempo uno dei suoi ambiti più fertili e significativi nelle tematiche della salute e della medicina. I concetti e le problematiche legati alla salute inscrivono in sé pratiche, competenze e scelte che rimandano alla scienza – tanto che, come si è visto, gli italiani giudicano la medicina una disciplina addirittura più scientifica della fisica – e nello stesso tempo hanno a che vedere con principi morali ed etici, con i diritti e i doveri del malato e del medico, con gli ordinamenti normativi e la libertà di scelta individuale. Le recenti controversie emerse intorno alla fecondazione assistita, all’utilizzo di cellule staminali embrionali, alla cura dei malati terminali discendono proprio dalla necessità di ripensare e ridefinire le posizioni etiche e legislative in materia, anche tenendo conto delle innovazioni tecnoscientifiche che in questo ambito continuano a profilarsi.
Un tema di particolare rilevanza per le scelte di cura, che da tempo occupa l’attenzione del pubblico e dei media italiani e internazionali, riguarda l’eutanasia. Gli appelli per l’interruzione delle terapie mediche da parte di persone coscienti, gravemente malate e senza speranza di guarigione, hanno portato gli italiani ad interrogarsi con sempre più interesse sulle possibili azioni da intraprendere in quei casi. Nel corso degli ultimi anni, gli orientamenti in merito sono sensibilmente cambiati, come rilevano i dati dell’Osservatorio Scienza e Società di Observa.
I giudizi che concordano sulla possibilità di interrompere le cure, se richiesta da un malato senza speranza di guarigione, sono passati infatti dal 30% al 42% dal 2005 ad oggi; Pochi anni fa, invece, la maggioranza relativa degli intervistati (40%) sosteneva la necessità di prolungarne l’esistenza con tutti i mezzi possibili. Recentemente è raddoppiata anche la percentuale degli indecisi, una tendenza interpretabile nei termini di un aumento dell’incertezza di fronte a una problematica così delicata, portata all’attenzione del pubblico attraverso vicende concrete, piuttosto che sulla scorta di riflessioni astratte.
Così come si era già registrato per la questione del testamento biologico, anche a proposito di eutanasia le differenze fra credenti cattolici e non credenti appaiono ridotte. Nel primo caso, i favorevoli ad accogliere la richiesta di interruzione delle cure sono il 41%, nel secondo il 46%. La diversità si manifesta, piuttosto, rispetto alle altre due opzioni proposte alle persone intervistate: quasi un terzo dei cattolici propende per il prolungamento della vita a tutti i costi (13% fra i non credenti), mentre il 33% dei non credenti ammette la possibilità di provocare la morte con un farmaco (14% dei cattolici). Per quanto riguarda le differenze relative all’età e al livello di scolarità, i giovani e le persone più istruite tendono ad essere più favorevoli rispettivamente degli anziani e degli intervistati con scolarità meno elevata.
I risultati completi dell’indagine sono pubblicati in V. Arzenton e M.Bucchi, Gli italiani e la scienza. Primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia, in Observa Science in Society, Annuario Scienza e Società 2008, Ergon Edizioni 2008.
L’Osservatorio Scienza e Società è dal 2003 il primo monitoraggio permanente delle tendenze e degli orientamenti dell’opinione pubblica italiana nei confronti di ricerca e innovazione tecnologica. Promosso da Observa Science in Society con il sostegno della Compagnia di San Paolo, l’Osservatorio nasce con l’intento di offrire a policy makers, media, istituzioni di ricerca e cittadini una solida base conoscitiva, suscettibile di comparazione a livello internazionale e di aggiornamenti periodici, per favorire un dibattito informato e costruttivo sui temi del rapporto tra scienza e società. È condotto tramite interviste CATI su un campione di 1000 casi, rappresentativo della popolazione italiana di età superiore a 15 anni, con la supervisione scientifica di Massimiano Bucchi (Università di Trento), Federico Neresini e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova) e la direzione di Valeria Arzenton (Observa – Science in Society).
La rilevazione a cui fa riferimento l’articolo è stata condotta tramite interviste telefoniche con metodo CATI su un campione di 996 casi, stratificato per genere, età e ripartizione geografica, rappresentativo della popolazione italiana con età uguale o superiore ai 15 anni.