Oltre un italiano su cinque continua a sottovalutare la minaccia del coronavirus. è uno dei dati più significativi che emergono dalla recente rilevazione dell’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società di Observa Science in Society.
L’Osservatorio analizza in primo luogo il rapporto con l’informazione. Gran parte degli italiani si sta informando soprattutto attraverso i notiziari televisivi e/o radiofonici (52%). Segue l’informazione radiotelevisiva quella presente sui siti web di istituzioni nazionali, come il Ministero della Salute o la Protezione Civile, e regionali o comunali (20,5%). Solo una minoranza sta raccogliendo informazioni principalmente sui social network. Per quanto riguarda le precauzioni da adottare, però, prevale nettamente la fiducia nelle fonti istituzionali: le indicazioni di ministeri e istituzioni locali e del proprio medico di base sono rispettivamente al primo e al secondo posto tra le fonti degne di fiducia.
Ma come viene valutato sin qui l’operato dei diversi soggetti? Il giudizio più positivo è per la Protezione Civile. Ottengono poi quasi la stessa percentuale di consensi i comuni o le regioni di residenza e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre il Governo e soprattutto i mezzi di informazione ottengono i giudizi più negativi.
Particolarmente interessanti sono i dati sulla percezione del rischio legato al Coronavirus.
Una quota piuttosto ampia del pubblico italiano continua infatti a minimizzare: il 17% pensa che sui pericoli del coronavirus si esageri troppo e un altro 13% che non sia più pericoloso di una normale influenza. Un italiano su tre prende sul serio l’emergenza ma ritiene che siano sufficienti alcune precauzioni per evitare il contagio. Chi esprime più preoccupazione si divide tra chi ritiene che l’unica soluzione sia chiudersi in casa per ridurre le possibilità di contagio (19,5%) e chi esprime un atteggiamento più fatalista che vede l’epidemia ormai fuori controllo (11%) e l’impossibilità per il singolo di evitare di essere contagiato (6%).
Molto rilevanti le differenze all’interno della popolazione. Le donne più degli uomini propendono per la quarantena, così come gli ultrasessantenni e le persone con un titolo di studio più basso. La tendenza a minimizzare è più diffusa tra i 15-29enni e i 30-44enni. Tra questi ultimi uno su tre considera eccessiva la preoccupazione per il coronavirus, mentre un giovane su cinque considera il virus poco più pericoloso di una normale influenza.
Dal punto di vista delle differenze territoriali, l’orientamento verso la quarantena è più diffuso nel Nord-Ovest e la tendenza a minimizzare il rischio è più consistente al Sud e nelle Isole. Ma colpisce che nel Nord-Est pur già duramente colpito dall’epidemia oltre il 18% consideri il covid19 poco più pericoloso di una normale influenza.
Una cluster analysis ci permette di sintetizzare questi atteggiamenti in tre tipi. Il 48% degli italiani ricade nel tipo “quarantena fiduciosa”: è orientato a una serie di precauzioni personali, segue le indicazioni delle istituzioni e ne giudica positivamente l’operato. Questo tipo è più diffuso nella popolazione femminile, tra gli ultrasessantenni e i soggetti con un basso titolo di studio e un basso livello di alfabetismo scientifico. Il 30% ricade nel tipo “fatalista social”: l’epidemia è giudicata ormai fuori controllo e il singolo può fare ben poco. Per questo tipo, sono i social e i parenti/conoscenti la fonte di informazione privilegiata, e a cui ci si affida anche per le indicazioni pratiche, mentre è negativo il giudizio sull’operato delle istituzioni. Questo tipo è più diffuso tra i maschi e i 30-44enni. Infine, il 22% ricade nella “sottovalutazione disinformata”: non si sta informando, non sa giudicare l’operato delle istituzioni e tende a minimizzare fortemente la pericolosità della situazione. Preoccupante è notare che questo atteggiamento è particolarmente diffuso tra i più giovani.
L’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società è dal 2003 un monitoraggio permanente dei comportamenti e delle opinioni dei cittadini italiani su questioni relative a scienza e tecnologia. L’indagine viene svolta su tutto il territorio italiano e coinvolge un campione proporzionale e rappresentativo per genere, classe d’età e provincia di residenza della popolazione italiana con età maggiore o uguale ai 15 anni. La rilevazione del 2020 è stata effettuata tra il 3 e il 10 marzo, intervistando 1002 unità. Il totale dei casi è diventato 979 per effetto della ponderazione applicata allo scopo di rendere la struttura del campione rispetto alle variabili «genere», «età» e «titolo di studio» corrispondente a quella della popolazione italiana. Le informazioni sono state raccolte con la tecnica CATI per il 30% del campione e con la tecnica CAWI per il restante 70%.
L’articolo di M.Bucchi e B.Saracino è stato pubblicato su Corriere Innovazione.
L’indagine è stata realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo.