Il 90% degli italiani sostiene che il clima della terra stia cambiando, perché le estati sono sempre più calde e gli inverni meno freddi. Non sono dunque né prove scientifiche, né le campagne ambientaliste a convincere gli italiani, ma l’osservazione e l’esperienza diretta dell’alterazione delle stagioni.
Questi sono alcuni dei dati che Observa presenterà venerdì 24 ottobre alla VI Conferenza Internazionale di Etica e Politiche Ambientali dedicata al tema “Etica e cambiamento climatico. Scenari di giustizia e sostenibilità”, un’occasione per riflettere e dibattere sulle problematiche del riscaldamento globale.
Da diverso tempo, anche in Italia, espressioni come ‘effetto serra’, ‘buco dell’ozono’, ‘riscaldamento globale’, sono entrate a pieno titolo nel discorso pubblico. La conferma viene dal dato dell’Osservatorio Scienza e Società, secondo cui il 90% dei cittadini è convinto che il clima della terra stia cambiando. Una recente indagine europea rileva che gli italiani sono molto più preoccupati di francesi, tedeschi, austriaci e nordeuropei, avvicinandosi alla percezione diffusa in altri Paesi mediterranei quali Grecia, Spagna e Portogallo (Standard Eurobarometer 67, 2007).
Per oltre un quinto degli intervistati, i cambiamenti climatici costituiscono addirittura il problema più rilevante a livello mondiale, secondo solo alla povertà nel terzo mondo e ben davanti ad altre potenziali fonti di preoccupazione globali, quali i conflitti tra religioni o le incertezze legate ai cicli dell’economia.
Tuttavia, i dati dell’Osservatorio Scienza e Società suggeriscono che la risonanza dei numerosi dati e rapporti scientifici presentati potrebbe aver avuto un effetto limitato sulla presa di coscienza dei cittadini. La percezione dei cambiamenti climatici da parte degli italiani, infatti, appare fondarsi assai poco sulle prove portate a sostegno dagli esperti e dai documenti scientifici (17%) e ancor meno sulle campagne informative delle associazioni ambientaliste (13%): per quasi due intervistati su tre il mutamento climatico è constatabile osservando l’alterazione delle stagioni e, in particolare, il fatto che le estati sono sempre più calde e gli inverni meno freddi.
Questo dato si presta a diverse considerazioni. In primo luogo, nonostante il dibattito molto articolato sul piano scientifico, il clima è evidentemente ancora considerato una questione su cui la percezione diretta e individuale è una guida nel complesso affidabile.
Ciò è particolarmente vero nel caso di cittadini che non dispongono di un’ampia varietà di strumenti conoscitivi e interpretativi di carattere scientifico. Non si può trascurare come la conoscenza fattuale derivante dall’esperienza personale rivesta importanza soprattutto per le persone con un livello di istruzione e di alfabetizzazione scientifica medio-basso (il 70% dei meno istruiti rispetto al 48% dei laureati).
Gli intervistati con un titolo di studio elevato e con conoscenze più solide sulla scienza tendono a fondare maggiormente la loro opinione sulle dimostrazioni scientifiche del fenomeno. Lo si desume anzitutto dalle risposte esplicite di coloro che accettano la tesi del riscaldamento globale (il 40% dei laureati sostiene appunto che ci sono studi scientifici che dimostrano il riscaldamento globale, contro il 13% dei meno istruiti).
Allo stesso modo, è indicativo anche il fatto che l’incertezza e lo scetticismo tendono ad aumentare tra le persone con un elevato titolo di studio: per queste ultime probabilmente, le divergenze di opinione tra gli scienziati e le prove scientifiche contrastanti riportate dai media giocano un ruolo preminente, rispetto alla conoscenza fattuale.
Questi risultati forniscono utili elementi per valutare il ruolo dell’expertise scientifico nel dibattito pubblico. La questione del riscaldamento globale rappresenta un segnale ulteriore della difficoltà degli esperti scientifici – e soprattutto in questo caso, delle associazioni ambientaliste – di influenzare l’agenda pubblica sulle questioni che sempre più frequentemente impongono decisioni collettive. L’avvio di un processo di riflessione critica sulla portata dei loro interventi è dunque auspicabile al fine di individuare e valorizzare elementi di forza e di autorevolezza e di favorire l’elaborazione di strategie d’azione e di comunicazione coordinate e più incisive. Anche perché, come dimostrano gli stessi dati dell’Osservatorio, gli scienziati sono gli attori che godono di maggiore credibilità fra la popolazione quando di tratta di affrontare e dibattere su questioni scientifiche.
Un altro segnale che vi sia una sensibilità da valorizzare su questi temi arriva sul piano della consapevolezza informativa: quasi un italiano su due (48%) è in grado di identificare correttamente il Protocollo di Kyoto come un accordo internazionale per ridurre le emissioni inquinanti.
Anche in questo caso il livello di istruzione tende ad influenzare significativamente il grado di conoscenza. Tra i laureati, oltre l’80% ha chiari i termini dell’accordo, rispetto al 37% dei meno istruiti. Si noti peraltro che una più precisa conoscenza del protocollo è collegata a una più robusta percezione del ruolo dei dati scientifici circa la natura e la portata dei cambiamenti climatici.
La constatazione che una parte consistente di cittadini è inconsapevole dell’esistenza di accordi e politiche internazionali volte a regolamentare le emissioni inquinanti non va, d’altra parte, interpretata come prova di disinteresse e disimpegno verso l’argomento. Gli italiani si rivelano sempre più preoccupati per le condizioni ambientali delle loro città e si dicono disponibili a sostenere – anche a livello individuale – strategie e azioni utili per far fronte all’inquinamento, ad esempio la limitazione del traffico urbano o la promozione delle fonti alternative di energia.
Tratto da Valeria Arzenton e Massimiano Bucchi: “Gli italiani e la scienza. Primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia”, in Observa Science in Society, Annuario Scienza e Società 2008, Ergon Edizioni 2008.
La conferenza internazionale, organizzata da Fondazione Lanza e Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), in collaborazione con Observa, si terrà presso il centro culturale San gaetano dal 23 al 25 ottobre 2008. Programma e informazioni dettagliate nelle news di Observa oppure sul sito ufficiale della conferenza
http://www.webethics.net/padova2008/it/