An extract from the book Galileo & Harry Potter. La magia può aiutare la scienza? (Roma, Carocci editore, 2014), written by Marco Ciardi, professor of History of Science at University of Bologna.
Galileo e gli altri protagonisti della rivoluzione scientifica furono pressoché concordi nel denunciare i rischi presenti nella concezione di un sapere che, come quello magico, era per definizione segreto, intuitivo, occulto, profetico, riservato soltanto a una particolare categoria di eletti. La diversità fondamentale fra la scienza e le altre forme di sapere stava nel modo di concepire l’accesso alla conoscenza: riservata soltanto agli iniziati nel caso del sapere magico, disponibile per tutti secondo gli scienziati. Insomma, come ben sanno gli ammiratori di Harry Potter, non tutti possono frequentare la scuola di Hogwart, ma solo coloro che possiedono un particolare ‘dono’, la magia.
Gli scienziati moderni, invece, si schierarono a favore delladiffusione della cultura e di un sapere pubblico, controllabile e verificabile da tutti, perché universale e fondato sul principio dell’uguaglianza delle intelligenze. Per questo motivo, fin dal tempo di Galileo, la diffusione del sapere scientifico ha avuto forti valenze politiche, contribuendo enormemente allo sviluppo delle idee di tolleranza e democrazia. Un fatto, questo, di cui non sempre si sono ben resi conto gli storici del pensiero politico, contribuendo ad aumentare l’incapacità di riconoscere alla scienza, come si è detto in apertura di questo libro, un valore culturale e conoscitivo, decisivo nella formazione dei singoli cittadini e dell’opinione pubblica più in generale, a partire dall’insegnamento scolastico.
Molti insegnanti temono che soffermarsi sul reale sviluppo di una disciplina scientifica e, quindi, ad esempio, sugli elementi imprevisti (o apparentemente non logici) insiti nella costruzione di una teoria possa generare confusione e limitare le possibilità di apprendimento degli studenti. Al contrario, la comprensione dei problemi (che non sono soltanto scientifici, ma culturali e filosofici) a cui un’opera o una teoria hanno tentato di rispondere, attraverso l’analisi e lo studio della loro genesi e del contesto storico ad esse relativo, faciliterebbe sicuramente anche l’acquisizione delle nozioni squisitamente tecniche e specifiche, peculiari dei manuali. Acquisizione che spesso risulta difficoltosa proprio perché le questioni fondamentali sono presentate in maniera asettica, mai accompagnate da una spiegazione che permetta di capire i motivi e le cause della loro origine.