Le donne italiane sono più favorevoli degli uomini all’eutanasia, soprattutto quando è il malato, senza più speranza, a chiedere coscientemente la ‘dolce morte’. In questi casi, il 58% delle donne (gli uomini sono il 48,5%) acconsentirebbe a mettere fine alle sofferenze del paziente.
D’altra parte le donne temono maggiormente il ricorso all’energia nucleare: il 43,3% dice no ad investimenti italiani nel settore e il 19,9% ha paura di incidenti. Di contro il 42,9% degli uomini sostiene la costruzione di centrali e solo il 16,4% si preoccupa di una possibile Chernobyl.
Questi alcuni dei risultati emersi dall’indagine “Donne, scienza e società” condotta da Observa – Science in Society e presentata il 6 febbraio 2006 da Massimiano Bucchi a Roma, nella Sala del Carroccio al Campidoglio, in occasione della presentazione dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna* (O.N.Da).
L’indagine, realizzata su un campione rappresentativo della popolazione italiana, intende mettere in luce le principali differenze tra uomini e donne sulla percezione delle prospettive e dei rischi legati alla scienza.
Ad esempio i dati evidenziano piuttosto chiaramente, in termini di aspettative per ciò che la ricerca potrebbe o dovrebbe fare, un interesse più spiccato delle donne per i temi legati alla biomedicina: la loro aspettativa più forte per i prossimi decenni è legata alla sconfitta del cancro e maggiore è anche la propensione a ritenere prioritari gli investimenti in neuroscienze e biotecnologie. Questo orientamento si riflette anche nell’ambito della percezione del rischio, laddove la preoccupazione delle donne è più rivolta a fenomeni quali epidemie e nuovi virus.
Il problema delle fonti energetiche è invece ben presente ad entrambi i sessi: il 29,3% delle donne e il 28,6% degli uomini ritiene che le risorse vadano impiegate per scoprire energie alternative. Orientamento confermato dal fatto che per entrambi (43% e 54,7%) l’inquinamento prodotto dal traffico è la condizione più pericolosa per la salute. Decisamente minore, rispetto agli uomini, l’interesse verso settori quali l’energia nucleare o le nanotecnologie.
Sul fronte delle nuove generazioni – in particolare tra i 15 e i 19 anni, l’indicazione generale emersa dall’indagine è in questa fascia di età – che pure è cruciale per le scelte formative future – non appaiono ancora particolarmente strutturate percezioni della disuguaglianza di opportunità nell’ambito degli studi e delle professioni tecnico-scientifiche. La principale eccezione riguarda la prevalente caratterizzazione di alcune discipline come maschili (fisica, ingegneria) o femminili (lingue, filosofia, biologia).
Da non sottovalutare però che oltre due ragazze su tre (e oltre un ragazzo su due) ritengono che “l’ambiente della scienza sia dominato dai maschi” e che le ragazze obiettino molto più nettamente dei coetanei al fatto che “le donne siano meno portate per le materie scientifiche”.
Tra gli stereotipi che cadono, quello di una maggiore competenza ‘tecnologica’ dei maschi: identici i comportamenti di fronte a un nuovo telefonino o computer.
Una delle conclusioni in termini di policy potrebbe essere che in questa fascia di età vi sono ancora ampi margini per iniziative sul piano della comunicazione e della percezione della scienza e della tecnologia e delle opportunità formative che queste possono offrire alle ragazze.
Per conoscere i risultati completi dell’indagine, scarica la presentazione (formato zip, 500 kb circa).
*L’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna, (O.N.Da), nato dall’esigenza di aumentare l’attenzione per la salute femminile, ha tra i propri obiettivi lo studio di diverse questioni legate alla salute della donna: dalla ricerca di base e clinica all’allocazione delle risorse, dall’informazione all’insegnamento, dalla prevenzione all’educazione circa la promozione del benessere, e, non ultimi, l’equità in tema di salute e lo studio delle differenze di genere in questi ambiti. La sua sede sarà a Milano in Via Fatebenefratelli 17.