Si laureano in medicina e scienze più dei colleghi maschi, ma nei settori tecno scientifici le donne faticano a emergere.
In Italia, sono donne almeno sei laureati o dottori di ricerca su dieci in medicina e farmacia e più di uno su due in scienze della vita, fisica e agraria. Ma a tre anni dalla laurea, le donne disoccupate sono di più dei colleghi maschi: 26,9% contro 20% in campo geo-biologico, 22,3% contro 11% in campo scientifico, 12,9% contro 7,7% in ambito medico.
A parità di titolo di studio, inoltre, le laureate che lavorano nei settori tecno scientifici guadagnano meno rispetto ai colleghi laureati. La differenza, a tre anni dalla laurea, è già del 10% e tende ad aumentare nel corso della carriera professionale: mediamente una ricercatrice italiana percepisce il 33% in meno di un ricercatore.
Sono alcuni degli spunti che emergono dall’Annuario Scienza e Società 2009, quinta edizione del volume realizzato da Observa – Science in Society, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e pubblicato per il Mulino.
Il volume propone in forma sintetica e accessibile una raccolta ragionata di informazioni e dati, provenienti dalle più accreditate fonti nazionali e internazionali, utili per comprendere lo stato e le trasformazioni della ricerca e dell’innovazione, anche sotto il profilo delle dinamiche di genere, nella nostra società.
L’Italia si conferma un paese con poche ricercatrici donne: meno di una ogni tre ricercatori. Il dato tuttavia ci vede in linea con la media europea. Se in Svezia toccano il 35%, in Norvegia e Finlandia, le donne impegnate in R&S sono il 31%, mentre in Francia arrivano al 27,8%. In Germania addirittura sono ferme al 21,4%.
Più critica la situazione nel settore privato: su tutti i ricercatori, le donne occupate nelle imprese italiane sono il 5,1%, mentre in Svezia arrivano al 13%, in Finlandia e in Francia al 9%, in Irlanda all’8,4%.
Le disparità non sono comunque passate inosservate. «La percezione di potenziali dinamiche discriminatorie nel reclutamento e nelle carriere scientifiche» fa notare Valeria Arzenton, sociologa, curatrice del volume insieme a Massimiano Bucchi «è diffusa tra gli italiani. Il 60%, maschi compresi, è d’accordo nel ritenere che l’ambiente di lavoro degli scienziati sia dominato dai maschi. E nello stesso tempo sia il mondo della ricerca sia l’opinione pubblica riconoscono alle donne tutti i requisiti intellettuali e le competenze professionali necessarie per contribuire all’attività scientifica».
L’Annuario Scienza e Società, giunto quest’anno alla quinta edizione, propone in forma sintetica e accessibile una raccolta ragionata di informazioni e dati, provenienti dalle più accreditate fonti nazionali e internazionali, utili per comprendere lo stato e le trasformazioni della ricerca e dell’innovazione nella nostra società: risorse umane e investimenti destinati alla ricerca e all’innovazione, brevetti e utilizzo di nuove tecnologie, orientamenti pubblici verso la scienza, una cronologia dei principali eventi che hanno segnato i rapporti tra scienza e società nel corso del 2008, i volumi pubblicati sul tema durante l’anno.
Una sezione speciale di approfondimento, « Gli italiani, la scienza e l’ambiente . Secondo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia», offre una fotografia aggiornata dei rapporti tra cittadini e scienza nel nostro paese.
Per informazioni, Ufficio Stampa Observa: 0444 305454; observa[at]observanet.it.