Il 70% degli Italiani ritiene che si parli troppo poco di biotecnologie nei mezzi di comunicazione e vorrebbe un’informazione più adeguata al livello delle proprie competenze (il 47% considera la propria preparazione scolastica inadeguata per seguire l’attuale offerta informativa) e direttamente orientata al cittadino (il 55% preferirebbe essere informato non tanto attraverso trasmissioni televisive e quotidiani ma con opuscoli dedicati o con incontri tra scienziati e cittadini).
Per il 42% degli Italiani il Ministero della Salute è il referente informativo privilegiato sulle biotecnologie, cui seguono il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie (16%), gli enti locali (Regioni e Comuni) e i Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura. Più in generale le istituzioni universitarie e di ricerca si confermano il principale depositario della fiducia degli Italiani (il 35% li ritiene la fonte più credibile), davanti alle associazioni dei consumatori (26%) e alle associazioni ambientaliste (15%).
E’ quanto emerge dalla nuova indagine Biotecnologie e Opinione Pubblica in Italia, realizzata dall’Associazione Observa – Science in Society in collaborazione con il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, e presentata lunedì 14 marzo a Palazzo Chigi (Roma) alla presenza di Gianni Letta (Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) con interventi di Leonardo Santi (Presidente del CNBB), Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Piero Angela.
L’indagine evidenzia che la maggioranza degli italiani continua a manifestare un orientamento positivo nei confronti delle biotecnologie mediche: il 92% ritiene che si dovrebbero proseguire le ricerche in vista di possibili applicazioni in campo medico. Il 60% in particolare punterebbe sulle cellule staminali e sugli studi finalizzati alla diagnosi precoce di malattie genetiche.
Permane invece lo scetticismo verso i cibi transgenici: due italiani su tre (66%) ritengono che i cibi OGM siano particolarmente rischiosi, mentre più della metà li considera inutili (59%).
Ciò non toglie che la maggioranza sia favorevole a proseguire le ricerche anche sulle biotecnologie agroalimentari (59%), purchè le decisioni vengano condivise a livello europeo (secondo il 33% deve essere l’Unione Europea a regolare questo ambito) e purchè vi sia un maggior coinvolgimento pubblico (il 20% ritiene che le decisioni sulle biotecnologie debbano essere prese da “tutti i cittadini”).
Per conoscere i risultati completi, scarica il rapporto conclusivo dell’indagine (formato pdf).
Per assistere alla conferenza stampa di presentazione dell’indagine, che si è tenuta a Roma il 14 marzo 2005, scarica il filmato audiovisivo (visualizzabile con windows media player) oppure visita il sito www.governo.it
La nuova indagine è stata condotta tramite interviste telefoniche su un campione di 964 casi rappresentativo della popolazione italiana sopra i 20 anni; la supervisione scientifica è di Federico Neresini (Università di Padova), Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova) in collaborazione con Valeria Arzenton.