Italiani sempre più scettici nei confronti degli OGM (il 68% li ritiene rischiosi, contro il 49% nel 2001) ma oltre uno su due (57%) ritiene che si debba proseguire con le ricerche nel campo delle biotecnologie agroalimentari.
Aumenta la sfiducia nei confronti dei cibi transgenici: due italiani su tre (il 68% contro il 49% del 2001) ritengono che la modificazione genetica di frutta e verdura sia rischiosa, mentre più della metà degli intervistati la giudica inutile (62%).
Tuttavia la maggioranza degli italiani si dichiara favorevole al proseguimento delle ricerche nell’ambito delle biotecnologie agroalimentari. Due le motivazioni principali: la possibilità di risolvere il problema della fame del mondo – indicata dal 46,9% dei favorevoli – e la necessità di non ostacolare il progresso della scienza (37,3%).
Se gli Italiani quindi hanno maturato nel tempo un atteggiamento più scettico verso gli OGM, è anche vero che continuano a manifestare una notevole apertura nei confronti delle applicazioni biotecnologiche in campo biomedico. Pur a fronte di un certo rischio (gli xenotrapianti sono ritenuti pericolosi dal 65% degli intervistati), a queste applicazioni è attribuita un’utilità nettamente maggiore rispetto agli OGM. Il 71% degli Italiani, per esempio, ritiene utile il ricorso a cellule di embrioni umani nel tentativo di curare malattie come l’Alzheimer o il Parkinson, mentre l’84% si dichiara favorevole a proseguire le ricerche sulle biotecnologie in campo medico in Italia.
Questi sono alcuni dei risultati emersi dalla terza edizione della ricerca su Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, frutto della collaborazione tra il Centro Ricerche Observa – Scienza e Società e la Fondazione Giannino Bassetti, condotta sotto la supervisione di scientifica di Federico Neresini (Università di Padova), Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova).
Rispetto alle edizioni precedenti, l’indagine 2003, dedicata al tema “Biotecnologie: democrazia e governo dell’Innovazione” unisce all’obiettivo di monitorare le tendenze dell’opinione pubblica, il tentativo di comprendere quali siano le dinamiche, le motivazioni e i fattori culturali che entrano in gioco nella formazione delle percezioni e degli orientamenti nei confronti delle biotecnologie. Per la prima volta infatti vengono prese in considerazione caratteristiche quali la fede religiosa degli intervistati, la loro collocazione politica, il livello di formazione scolastica ricevuto in ambito tecnico-scientifico e la loro consuetudine al consumo di prodotti naturali o di medicine alternative.
Le conclusioni al riguardo sono particolarmente interessanti: per esempio viene messo in luce il fatto che le convinzioni religiose non discriminano in modo significativo gli atteggiamenti in materia di biotecnologie. Più significativo il rapporto con la collocazione politica: gli intervistati favorevoli al proseguimento della ricerca nel campo degli OGM, tendono a collocarsi a destra dello schieramento politico (64,8% contro il 58% di chi si pone a sinistra). Tra i contrari, la situazione è inversa: il 33,8% si colloca a sinistra mentre il 28% a destra.
L’indagine 2003 è stata condotta tramite un sondaggio telefonico, realizzato su un campione di 994 persone rappresentativo della popolazione italiana con età superiore ai 19 anni.
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Per ulteriori approfondimenti:
Why are people hostile to biotechnologies? L’articolo di Bucchi e Neresini pubblicato su Science nel 2004.
Biotecnologie: davvero gli italiani sono contrari? di M. Bucchi, dall’editoriale del numero di Ottobre 2004 del mensile Quark
Biotech remains unloved by the more informed – L’articolo di M.Bucchi e F.Neresini pubblicato su Nature nel 2002.