Cibi ogm: pochi li acquisterebbero, anche se costassero meno e fossero più gustosi. Per sei italiani su dieci neppure lottare contro la fame nel mondo è un motivo sufficiente per accettare i rischi della ricerca. Via libera dal 50% degli intervistati alla modificazione genetica di animali per creare organi da trapiantare.
Sulle biotecnologie c’è poca informazione. Ma il livello di conoscenza influisce scarsamente sull’orientamento dell’opinione pubblica sull’utilità, i rischi e l’accettabilità morale delle nuove applicazioni.
L’applicazione delle biotecnologie in campo alimentare incontra ancora chiara ostilità in Italia. Solo un italiano su cinque preferirebbe infatti cibi prodotti con organismi geneticamente modificati, anche se il loro gusto fosse migliore di quelli oggi disponibili e solo uno su dieci acquisterebbe cibi ogm, anche se costassero meno di quelli tradizionali. Per il 60% neppure la lotta alla fame nel mondo giustifica i rischi della ricerca in questo settore. Nel caso delle applicazioni in campo medico, i rischi sono invece parzialmente controbilanciati dai potenziali benefici, come nel caso degli xenotrapianti (il 48% ritiene utile inserire dei geni umani negli animali per produrre organi da trapiantare). Fa eccezione la clonazione a fini riproduttivi, che solo il 24% ritiene utile e oltre il 70% considera rischiosa (per l’80% è anche moralmente inaccettabile).
Sono questi alcuni tra i risultati più significativi che emergono dalla seconda edizione della ricerca su “Biotecnologie e opinione pubblica in Italia”, frutto della collaborazione tra la Fondazione Giannino Bassetti e il centro di ricerca Poster, condotta sotto la supervisione scientifica di Federico Neresini (Università di Padova), Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova). La ricerca, presentata oggi a Milano da Piero Bassetti, Presidente della Fondazione, e dagli autori, analizza l’orientamento dell’opinione pubblica nei confronti della ricerca biotecnologica e delle sue applicazioni, con particolare attenzione a quanto gli italiani realmente sanno in questo campo, al ruolo dei media nella divulgazione scientifica e ai temi del processo decisionale e della responsabilità nel campo della innovazione biotecnologica.
Regolamentazione del biotech: inadeguate le leggi in materia
Gli italiani si sentono poco protetti nei confronti dei rischi delle moderne biotecnologie: il 72% ritiene insufficienti le attuali leggi in materia. Praticamente tutti (95%, con un ulteriore aumento rispetto al 2000) sono d’accordo che i cibi geneticamente modificati portino speciali etichette di riconoscimento. Oltre uno su tre (38%) non sarebbe disposto ad autorizzare in nessun caso la commercializzazione di cibi geneticamente modificati, neppure se ne fossero chiariti rischi e benefici.
Biotech remains unloved by the more informed – L’articolo di Bucchi e Neresini pubblicato su Nature nel 2002.
Biotecnologie e opinione pubblica in Italia – 2001 (in formato PDF, ca. 300 KB)