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Massimo Piattelli Palmarini
Il metodo scientifico, in realtà, non è altro che agire con intelligenza e scrupolo, separare bene i fattori in gioco, ricomporli con cura, infine, commisurare i risultati con le ipotesi messe alla prova. Esistono i vari metodi scientifici propri di ogni disciplina, metodi necessari per contribuire allo sviluppo di un determinato campo scientifico, ma, cosa più importante, per contribuire a un campo scientifico, è possedere il più difficile dei talenti, ossia il buon gusto scientifico. Inoltre è indispensabile avere a buona dose di fortuna, ciò che ho denominato “finestra di opportunità”: impossibile da individuare a priori, solo dopo aver intrapreso una ricerca possiamo capire se stiamo lavorando all’interno di una finestra di opportunità.
Come si riconosce una finestra di opportunità? Essa è un settore specifico di ricerca tale per cui i risultati sono immediatamente riconoscibili come nuovi e importanti, i quali vanno ben al di là di quel settore specifico di ricerca. Un certo numero di scienziati di rilievo si “buttano” in quel campo di ricerca nell’arco di brevissimo tempo e i giovani ricercatori, si innamorano di quel campo di ricerca, ne rimangono affascinati e cominciano e impratichirsene; infine, nessuno che insegni quella materia, o materie affini, può ometterle in un corso.
Alcune di queste finestre di opportunità possono essere facilmente individuabili: il moto dei corpi celesti, la caduta dei gravi, i fenomeni elettrici e magnetici, i circuiti oscillanti (onde Hertziane), gli spettri di gas portati a incandescenza, il corpo nero, l’elettrodinamica dei corpi in movimento, la diffrazione dei raggi X nei cristalli, la conduzione dell’impulso nervoso, la genetica dei batteri e dei virus, la genetica del moscerino della frutta e l’acquisizione del linguaggio nei bambini.
Chiariamo alcuni esempi partendo dalla caduta dei gravi relativa alla straordinaria intuizione di Galileo Galilei, il quale mostrò che i corpi materiali cadono, nel vuoto, tutti con la stessa accelerazione, ossia a quei famosi 9.81 m/s per secondo che si tratti di un corpo piccolo o grande, che sia una piuma o una palla da cannone. Si narra, anche se non si ha la certezza, che Galileo effettuò un esperimento dalla torre pendente di Pisa, facendo cadere una palla da cannone e una palla di moschetto, dimostrando agli increduli che entrambi cadevano simultaneamente al suolo. Nel tempo, le conseguenze più importanti sono state: le leggi del moto e la parabola come la traiettoria dei gravi, la scomposizione dei vettori, la meccanica classica, l’ingegneria meccanica, la meccanica celeste, i satelliti, infine, l’allunaggio.
Oppure, prendiamo come esempio il calamaro, o meglio, l’“assone gigante” del calamaro, fatto oggetto di ampi studi neurologici a causa della particolare grandezza di diametro del suo assone. Questo nervo molto grande, tale per cui è facilmente possibile inserirne all’interno degli elettrodi, delle sostanze chimiche. Nel 1963 gli studi sulla conduzione dell’impulso nervoso, facilitati dagli esperimenti effettuati nell’assone del calamaro, permisero a Alan Lloyd Hodgkin e Andrew Huxley di vincere il Premio Nobel. Questi esperimenti hanno reso possibile lo studio dell’impulso nervoso lungo questo assone del calamaro, ma soprattutto hanno messo in luce gli effetti di varie sostanze chimiche, in particolare dei veleni come la beta-curarina e si scoprirono i cancelli, i cosiddetti gates per il sodio, il potassio e il calcio. Lo studio di questo campo scientifico si configura come una vera e propria finestra di sfondamento per il sistema nervoso, anzi per i sistemi nervosi in generale. Le conseguenze sono state lo sviluppo di molta parte della neurobiologia moderna (neuro-trasmettitori), e della neurofarmacologia moderna.
Ancora un’altra finestra di opportunità costituita dalla ricerca sui circuiti oscillanti. Le conseguenze sono state immense, basti pensare alla telegrafia senza fili, ai Raggi X, alle Radio, ai Radar, alla Televisione, al GPS e ai telefoni cellulare.
Vorrei concludere sottolineando come tutte le finestre di opportunità, siano strettamente collegate al saper fare, alla manualità in senso letterale. Si pensi, che fino noi sono arrivate solo tesi di successo, mentre molte sono state invece le ricerche che all’inizio sembravano molto stimolanti ma che poi si sono rivelate di scarso interesse. Esse non sono riuscite a caratterizzarsi come finestre di sfondamento, le quali per svilupparsi, lo ribadisco, necessitano di una buona dose di fortuna, detto in altri termini, di azzeccare la cosa giusta.
Quindi veramente, mi sembra, che questa sia scienza, ma anche arte perché c’è questo elemento artistico, questo elemento di manualità e quindi mi sembra che sia veramente scienza a regola d’arte.
Paolo Ulian
Il presupposto fondamentale da cui ho cercato di partire per il mio lavoro di designer è di portare una giustificazione al mio lavoro, ossia mi propongo di creare oggetti che abbiano un senso. Ciò deriva dal fatto che il lavoro del designer ha delle ricadute in relazione a ciò che poi verrà messo in produzione e agli scarti che verranno prodotti durante la lavorazione. Nelle mie creazioni cerco di pensare agli oggetti senza scarti poiché non è più possibile pensare a produrre oggetti senza tener conto del loro fattore etico e del loro impatto ambientale. Io abito a Massa Carrara, zona in cui, c’è una elevata produzione di vasi di marmo: si prendono dei piccoli blocchi di marmo, si forano con un tubo carotatore per ottenere dei cilindri, dai quali poi si ottengono vasi di marmo. Durante questa lavorazione, ben il 70 % del marmo utilizzato nella lavorazione viene gettato in discarica, andando a costituire una ingente quantità di scarto.
Imparando a osservare gli oggetti esistenti, anche quelli considerati scarti, possiamo scoprire come essi siano già perfettamente adeguati a svolgere altre funzioni. Cosicché mentre osservavo i pezzi di marmo non utilizzati li trovai già perfettamente adatti a essere utilizzati per qualcos’altro, per esempio essi sono già dei bellissimi portafrutta o portapenne ottenuti a costo zero e senza produrre scarti. Ancora un esempio, ho esposto a una mostra, una colonna dorica costituita utilizzando scarti prodotti dalla lavorazione di colonne di marmo. Con questa opera il mio intento era di mettere in luce come lo scarto non sia qualcosa da disprezzare, ma anzi, il designer può riuscire a fare in modo che lo scarto stesso formi qualcosa di apprezzabile, diventando persino più importante del cosiddetto pezzo buono.
Un’altra parte del mio lavoro è cercare di osservare il ciò che è esistente e cercare di tirar fuori qualcosa che sia utile anche per altre funzioni. Cerco di ripensare a oggetti già prodotti per reinventarli: una grande quantità bottiglie di plastica schiacciate l’una con l’altra sono perfette per diventare dei pannelli decorativi oppure delle comuni penne Bic possono diventare dei magnifici prolungamenti di una lampada.
Un’altra componente del mestiere del designer è di usare gli oggetti come comunicazione per far pensare, per far riflettere le persone su argomenti più o meno importanti. L’oggetto in sé può far riflettere sia su argomenti seri sia su argomenti più volubili, però è basilare che gli oggetti comunichino, trasmettano un messaggio. Enzo Mari, nella sua celebre “Proposta per auto progettazione” ha realizzato un semplice manuale mediante il quale illustrava come ognuno di noi potesse, seguendo le proposte del libro, realizzare una sedia, un tavolo, un armadio, un letto o tutto ciò che serve in una casa. L’intento dell’opera era di criticare la produzione industriale, non bisogna dare alle persone qualcosa di già pronto poiché ciò impedisce agli individui di sperimentare la propria creatività manuale; con lo sviluppo industriale gli individui non sanno più costruire gli oggetti con le proprie mani.
Noto come, oggigiorno, nelle scuole di design si insegni solo e quasi esclusivamente in base alla progettazione computerizzata. La triste conseguenza è che i giovani perdono sempre più senso del tatto, ossia perdono quella abilità manuale necessaria non solo per poi diventare un bravo design in grado di costruire da sé ciò che pensa, ma perché il senso del tatto stesso è fondamentale per capire ciò che si sta facendo per rendersi consapevoli di cosa si compie.